Non è mica da tutti riuscire a farsi licenziare con il blocco dei licenziamenti! E ironia della sorte, la lettera di licenziamento è giunta alle soglie della festa del lavoro. Quelle coincidenze che mi fanno sul serio sbellicare dalle risate!
La mia azienda non è una delle tante a essere stata travolta dalla pandemia, semplicemente i soci rimasti hanno deciso di andare in pensione.
Per me finisce un'epoca.
Dopo l'amarezza e la rabbia iniziale, perché si sarebbero potute trovare soluzioni alternative alla chiusura coinvolgendo, per tempo, il gruppo dei lavoratori (da sempre compatto, autonomo e ad alta professionalità), io ora, a distanza di un mese dall'annuncio, sono quasi grata a questa lettera di licenziamento che mi ha tolto da un torpore lavorativo durato troppo a lungo e mi ha ricaricata di entusiasmo per un futuro incerto, ma tutto da costruire.
Entusiasmo e incertezza i miei nuovi compagni di viaggio, oltre a una serie di nuovi obiettivi da raggiungere già ben delineati nella mia testa.
La mia vita da dipendente è durata 5 anni e 11 mesi su 21 anni di lavoro ininterrotto nel settore editoriale.
Non mi sgancio totalmente da questo mondo, per cui provo un sentimento di odio-amore come solo per alcuni fidanzati passati, ma ci resto dentro con le mie regole, non con quelle imposte dagli altri.
Rimboccarsi le maniche e ricominciare. "Questa è la via."
E a tutti quelli che mi proporranno l'improponibile risponderò con le parole di Pavese:
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