Percorso Cambridge e scuola internazionale a Milano, la giusta scelta?
- Monica Rocca
- 22 giu
- Tempo di lettura: 2 min
L'anno scolastico nella scuola internazionale in cui insegno non è ancora giunto al termine. Domani ultima lezione dell'anno, poi settimana di esami di terzo Term e poi a luglio Summer school.
In due anni, il passaggio dall'entusiasmo alla frustrazione è stato lento, ma progressivo.
Attualmente a trattenermi in questa scuola sono solo due elementi: i miei studenti, tutti e 300! - quelli smart che si impegnano, quelli smart che non studiano, quelli in difficoltà, quelli indisciplinati ed esasperanti -, e la necessità di uno stipendio fisso mensile da affiancare alle altre attività come libera professionista.
Che cosa non va in questa scuola, a mio parere?
È una bolla che non favorisce l'integrazione. I ragazzi provengono quasi tutti dalla medesima area geografica, parlano spesso nella loro lingua madre, perché anche se studiano in inglese, l'inglese è la loro prima lingua solo agli esami (e se proprio devo dirla tutta, il loro non è propriamente British English!). Sono una comunità piuttosto chiusa, al di fuori della scuola in pochi hanno amici di altre nazionalità o frequentano attività extra che non siano gestite da altri connazionali.
Le classi, soprattutto della Secondary, hanno un numero di studenti che supera qualsiasi limite legale della scuola pubblica. Come si può insegnare una lingua (che paradossalmente per loro è lingua straniera) a una classe di 40 studenti i cui livelli vanno dall'A1 al B2? Nella scuola privata, il numero di alunni è tendenzialmente inferiore rispetto a quello della scuola pubblica, qui invece è tutto il contrario.
Gli studenti sono abituati a stare buoni in classe per soggezione e paura nei confronti degli insegnanti. Conquistare autorevolezza come insegnante, applicando altre metodologie e approcci, è molto faticoso.
Il corpo docente è qualificato, ma anche in questo caso proviene dalla stessa area geografica degli studenti e nella stragrande maggioranza dei casi non parla italiano o non osa parlare in italiano, e vivendo in Italia, anche da molti anni, non è un grande esempio per gli studenti, a cui si continua a dire (in inglese) che per avere un buon lavoro è importante imparare bene l'italiano.
Il percorso Cambridge, al di là dell'apprezzamento o meno per il Syllabus (io a mia figlia non lo farei mai fare), non è per tutti. Alcuni (molti) studenti della secondaria avrebbero bisogno di frequentare un istituto tecnico o professionale. Il percorso Cambridge implica, come un liceo, la volontà di proseguire gli studi universitari. Ci sono studenti che mollano a metà strada, a volte anche per motivi economici, e che si ritrovano privi di un attestato riconosciuto.
Ci sono molti, molti altri aspetti che non vanno, ma che non posso scrivere (per ora) in un post pubblico.
Non lo so perché tanti genitori migranti, che hanno intenzione di vivere in Italia a lungo, preferiscano investire i propri soldi in una scuola internazionale solo nel nome. È vero che alcuni sono scappati dalla scuola italiana, per aver subito atti di bullismo o perché si sentivano isolati, ma che questa sia la scelta migliore per il futuro dei loro figli non mi convince affatto.
Quindi, sì, è ufficiale, dopo soli due anni, sto cercando un nuovo datore di lavoro!

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