Partita con l'intenzione di riprendere i post di Italiano in viaggio sul blog, in aereo da Milano a Parigi avevo già cambiato idea. È stato un anno intenso a livello lavorativo, il primo a regime pieno come Italian teacher, ed ero molto molto stanca. Scrivere è un lavoro, postare porta via tempo prezioso a troppo altro.
Mi sono goduta il viaggio, la lentezza, i paesi in cui "non c'è nulla da fare", il clima perfetto da maglietta e felpa e se serve il Kway.
Ho usato il cellulare pochissimo (avrei anche potuto non usarlo per niente, dal momento che il primo giorno a Vancouver l'ho dimenticato al bar dove abbiamo fatto colazione...), ho letto poco (capita anche a chi ama leggere), ma ho osservato tanto e riflettuto a modo mio, ho fotografato con la mia Canon G7XmIII infastidita dalla mancanza del mirino e rimpiangendo un po' i viaggi di un tempo con la reflex e la scorta di rullini nello zaino, ho aperto i social svogliatamente e di rado, ho guardato le Olimpiadi in TV ad orari sfasati e quando capitava, ho/abbiamo pensato più sul serio del solito alla possibilità di andare a vivere all'estero alla fine del liceo.
Ho visto luoghi meravigliosi, sono stata molto bene, siamo stati molto bene, perché questo è il tipo di viaggio che ci calza a pennello, e pazienza se da queste parti il mare è troppo freddo (per noi).
Ci siamo divertiti e presi in giro, nessuno scazzo familiare, affinità e complicità l'hanno fatta da padrone. Viaggiare con una quindicenne è spassoso, lei è spassosa e ha un'età in cui la si può lasciare in stanza da sola, dando a lei un po' di privacy e a noi la possibilità di berci qualcosa dopocena.
È stato un gran bel viaggione e adesso che sono tornata mi è venuta voglia di raccontarlo qui, prima di tornare a scrivere il mio romanzo (sarebbe anche ora di finirlo) e a preparare le lezioni per il nuovo anno.
QUALCHE NUMERO: 17.000 km in aereo, 9 fusi orari, 1.500 km in auto, 17 notti, 7 motel/hotel, 4 aerei, 2 traghetti, 2 gite in barca, 15.000 passi di media giornaliera, zero turisti italiani incontrati, pochissimi turisti in generale, nessun brutto imprevisto, 4 stellette e mezzo al rapporto qualità /prezzo, gentilezza a profusione, emozioni tantissime.
LE TAPPE: Vancouver - Vancouver Island: Campbell River, Port Mcneill, Telegraph Cove, Port Hardy, Parksville, Ucluelet, Tofino, Victoria - Seattle.
Vancouver è una città di vetro. I grattacieli si confondono tra acqua e cielo, alternandosi alle tipiche case del Nord America e alle pinete. Soggiornando a New Westminster (per non spendere in tre notti il budget di dieci giorni) e prendendo la metro per arrivare a downtown, ci si accorge di quante siano le gru dei palazzi in costruzione (bolla speculativa immobiliare in vista anche qua?). Resta però una città verde (lo Stanley Park è di fatto una foresta in città ), circondata dalle montagne, con pochi abitanti (la città nel 2021 aveva 662.248 abitanti e l'area metropolitana 2,6 milioni) e, chiaramente, poco traffico e tante biciclette (nel progetto originario era previsto il noleggio di bici, ma non è che si può prevedere al momento della prenotazione un grave infortunio al gomito a uno dei partecipanti).
Da questa parti la qualità della vita pare essere alta, ma non va tutto bene. A pochi passi dal Chinese Garden, girando a zonzo per Chinatown ci siamo imbattuti in una strada "zona franca" per homeless dipendenti da "zombie drug". Vite ripiegate su se stesse, sguardi assenti, adolescenti e meno giovani ugualmente persi dentro a corpi deformati a cui non si riesce più ad attribuire un'età , spesso incapaci di muoversi, zoppicanti su stampelle e girelli o cascanti su tricicli elettrici. La scena più forte di tutto il viaggio (poi rivissuta a Seattle in dose minore), un pugno allo stomaco formato famiglia. L'impatto che ebbe su di me la lettura da dodicenne di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, a occhio e croce, non deve essere stato nulla rispetto a questa scena dal vivo per la figlia quindicenne.
Vancouver Island. Una discreta striscia di asfalto attraversa l'isola da nord a sud e una da est a ovest. Ai lati solo rain forest, laghi e fiumi. Pochi paesi, minuscoli, e grandi pick up, gente affabile e gentile, all'apparenza molto easy e scazzata, luogo ideale per gli amanti del trekking e del surf, ma anche per gente come noi, in fuga da città , borghi e paesaggi in costante e crescente overtourism. Un luogo spettacolare di natura incontaminata, in cui staccare la spina e riappacificarsi con l'umanità .
Automobilisti invitati dai cartelli ricorrenti a dividere, laddove assente la corsia apposita, la carreggiata con i ciclisti.
Segnaletica chiara e frequente per ricordare alla specie umana il rispetto (e i pericoli) per le altre specie animali e la potenza e l'irruenza imprevedibile della natura (prima della partenza non avevo valutato incendi, terremoti e tsunami conseguenti, concentrandomi solo sul pericolo orsi...).
Victoria è la capitale della British Columbia, con quasi 92.000 abitanti (con l'area metropolitana arriva a quasi 400.000)! La definirei la città dei fiori e dei gabbiani. Ovunque aiuole fiorite e due enormi vasi multicolore appesi ad ogni lampione, grazie al clima mite e quasi mediterraneo, diversissimo dalle, seppur vicine, Vancouver e Seattle.
Ordinata, piacevole, sicuramente la più turistica delle tappe canadesi (sia chiaro, non ci si spintona da nessuna parte).
Se dovessi scegliere 5 parole per descrivere il Canada, opterei per: natura - gentilezza - informalità - rispetto dei diritti LGBTQ+ e senso civico - multiculturalità .
Tutti iniziano le frasi chiedendoti come stai e scambiano due chiacchiere alla prima occasione.
Ovunque i bagni pubblici non sono divisi per genere e le soluzioni per indicarlo sono spesso geniali e, udite udite: i bagni sono sempre pulitissimi!
Girando per il paese trovi le sedi dei governi delle Prime nazioni e in tanti volti riconosci i lineamenti dei discendenti diretti dei popoli nativi.
È un paese in cui viene voglia di tornarci anche in inverno, per viverlo con la neve e il freddo, anche se i due incidenti incontrati, altissimo tasso percentuale considerando il numero di auto in circolazione (un pick-up sotto un truck ribaltati nel fosso e auto accartocciata tra gli alberi con pick-up a pochi metri), non fanno venir grande voglia di guidare con avverse condizioni meteo (io non ho mai guidato nemmeno con quelle ottimali...).
Seattle. Arrivando con il traghetto da Victoria in sole tre ore, si va incontro all'arcinoto skyline di Grey's Anatomy. In hotel ti accorgi subito di non essere più in terra canadese. Nella lobby il tuo personale stereotipo dell'americano medio ti si palesa davanti in carne e ossa: obeso, con un bicchiere gigante di una bibita qualsiasi in mano, bagagli immensi al seguito e una parlata da potente della Terra. Girando per la città ti accorgi, però, di quanto bene abbiano fatto le migrazioni dal resto del mondo ai discendenti dei coloni europei e di quanto gli americani, per fortuna, siano diversi tra loro. Insomma, nel vecchio continente a livello di integrazione e multiculturalità siamo decisamente indietro.
La città in sé ha meno abitanti di Milano, non arrivando al milione, e percorrendola in lungo e in largo non sono riuscita ad innamorarmene, nonostante le ampie aree verdi e gli spazi comuni all'aperto a disposizione di tutti, nonostante il mare e lo Space Needle visibile da quasi ovunque tu sia.
Una città da vedere, ma non da rivedere, con attrazioni turistiche in parte deludenti (il MoPop, museo della cultura pop in primis, con due striminzite sale dedicate a Jimi Hendrix e ai Nirvana) e strade in salita da mettere a dura prova il fiato.
Che sia una una città più bella per viverci che da visitare?
CIBO E BEVANDE: In Nord America, si sa, tutto è gigante: gli spazi, le persone, il muffin della colazione, le porzioni di patatine e le confezioni dei prodotti al supermercato. Sono enormi le carote e anche le cipolle, le automobili, le foglie delle piante, le conchiglie sulla battigia, le alghe, le carcasse dei granchi. È un luogo in cui sentirsi piccoli e spaesati, non solo di fronte alla natura dominante, ma anche di fronte al frigorifero del latte!
Per quanto riguarda il cibo, siamo sopravvissuti, come in passato, grazie alle zuppe, al pesce e ai molti ristoranti orientali presenti anche nei paesi più piccoli, perché ingurgitare hamburger o alette di pollo a ogni pasto non è umanamente possibile nemmeno per una persona che non segue rigorosamente una dieta sana. Al di là della tipologia di cibo, abbiamo sempre mangiato bene, spendendo molto meno che in Italia. Al Devils' Bath Brewing restaurant di Port McNeill abbiamo addirittura accompagnato le (frequenti) birre con ottime capresi e ottime pizze.
La sperimentazione in fatto di bevande diverse dalla birra e dall'acqua è stata invece fallimentare: bocciato il gatorade al punch aux fruit e il peach mango, strabocciata la bibita energetica dalla lattina graficamente molto bella e i cocktail di Seattle dai nomi invitanti. Non abbiamo osato provare coca-cola al gusto di ciliegia o affini e le altre infinite bibite presenti in ogni market. Passabile il vino, ottima la birra anche di produzione locale.
HOTEL E MOTEL: quando ho iniziato a prenotare partendo da Vancouver mi è venuto un coccolone, ma basta spostarsi da downtown per riallinearsi con i prezzi che avevamo in mente.
Tanto per capirci, una tripla in Nord America costa come una doppia e nelle stanze hai sempre due letti Queen size (160x200 cm), un angolo cucina con mini frigorifero, bollitore, microonde e macchina del caffè americano (per gli amanti del genere) e nei motel anche il lavello (in un caso anche la piastra a induzione).
C'è sempre una scrivania o un tavolino, quindi visto che la maggior parte dei ristoranti nei paesi chiude quasi sempre tra le 20 e le 21.30 (!) si può fare la spesa al super o prendere un asporto da mangiare poi a un orario più rispondente alle proprie abitudini.
In quanto a prezzi, una guest house a Roma in settembre costa esattamente come l'hotel a 4 stelle di Victoria, in tre in ostello a Nizza nella stanza comune in agosto spenderemmo uguale o di più.
Noi, per evitare sbattimenti in loco (non abbiamo più l'età e il mondo è assai cambiato), abbiamo prenotato tutto in anticipo su Booking e Hotels. Credo che sia stata una mossa saggia in questa parte di Canada molto delimitata, perché molti posti erano sold out, ma chi può dirlo se andando direttamente là avremmo speso qualche dollaro in meno?
CONSIGLI: è un viaggio che si può organizzare in totale autonomia. Io ho approfittato del mio caro amico che ha un'agenzia di viaggi (Rusconi Viaggi di Lecco) per prenotare i voli con assicurazione (da Linate e con scalo in Europa per evitare la dogana su suolo statunitense), i due traghetti e l'assicurazione sanitaria (con copertura 100% se non volete rischiare di ipotecare la casa già ipotecata). Voli prenotati a marzo, ottimi prezzi!
Con il senno del poi, prenderei anche l'idrovolante a Tofino, che tanto "quando ti ricapita?", vincendo la paura per le dimensioni e il rumore poco rassicuranti. E aggiungerei una notte sull'isola togliendola a Seattle, per fare anche il tour di avvistamento orsi (in sicurezza).
FOTORACCONTO TEMATICO
VIEWS Fotoracconto di un meraviglioso viaggio oltreoceano
(La didascalia con il luogo è visibile solo aprendo la slideshow in una pagina nuova.)
NATURA MERAVIGLIOSA
PERSONE
Anyone who recognises themselves in the photographs and wants them removed can write to mr@monicarocca.com.